L’insostenibile pesantezza del cinema italiano: Parada di Marco Pontecorvo a Santa Marinella
La quinta proiezione del nostro progetto Cinema nelle scuole fa tappa a Santa Marinella e prevede come da copione Parada di Marco Pontecorvo, film ambientato in Romania sulla storia dei bambini "boskettari" che, voluti dal regime dittatoriale di Ceaucescu per nutrire le schiere di un immaginario esercito di operai, conducono ora la loro vita di orfani tra stazioni, fogne e canali di scolo dove non fanno altro che rubare, prostituirsi e sniffare vernice. Il film non sarà di facile digestione per gli oltre trecento studenti del liceo scientifico di Santa Marinella che hanno assistito alla proiezione, anche se il racconto cinematografico si arricchisce da subito della strana presenza di un clown pazzo come Miloud, pifferaio magico che riesce a stanare i bambini dai loro nascondigli e a trasformarli in breve tempo in validi artisti circensi. La storia cresce prepotente e, malgrado l'opposizione di poliziotti corrotti e politici indifferenti, la carovana di Parada riesce miracolosamente ad esibirsi davanti al Beaubourg di Parigi, riscuotendo un grande successo di pubblico. Succede però che durante il dibattito con Evita Ciri, una delle protagoniste del film, qualcuno fra gli studenti cominci a denunciare la "pesantezza" di un certo cinema italiano. Una crepa si apre nel dibattito. Gli stessi studenti non sanno da che parte stare: molti sembrano avere davvero apprezzato il film, ma non sono in grado di rispondere alle accuse dei compagni più disimpegnati.Una risposta alla fine siamo riusciti a metterla in piedi noi di RaccontidiCittà che sui meccanismi della narrazione lavoriamo da anni: forse il cinema italiano è davvero pesante (non è il caso di Parada di Marco Pontecorvo), forse un certo sguardo moralistico rende molte nostre pellicole, anche di nuovi autori, indigeribili da parte del pubblico più giovane che invece è ormai abituato a sorseggiare amabilmente certe bevande confezionate ad arte. Certe atmosfere rarefatte, certe musiche a contrasto, certe inquadrature devitalizzanti offrono il destro a una percezione pregiudiziale della storia che viene narrata, percezione del tutto smorzata in molta cinematografia internazionale che lascia ampio spazio al racconto. Forse dovremmo davvero ascoltare questi ragazzi e mettere da parte l'aria intellettualistica tipica dell'autorialità italiana per aprirci a storie dal carattere leggero ma dallo sguardo profondo. Chissà? C.S.