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Archivio della Categoria 'Poesie di Città'

Racconti di Roma in versi (Testamento di un mendicante)

lunedì 13 luglio 2009

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Testamento di un mendicante
di Daniele Colasimone

A voi tutti,
che passate veloci
sui marciapiedi della mia casa
e strusciate appena al
limitare del sonno,
che benevoli vi fermate, e un soldo,
rame al cesto quasi vuoto,
posate,
o che sdegnosi scartate il mio corpo
già gonfio del vostro disgusto.
A voi ragazze dei quartieri più ricchi,
che trilli di risa appena celate
ai corsi versate,
e oro custodite gelose
tra le catene dei vostri capelli,
a voi platani stanchi, che per anni
mi donaste dolcissimo riparo dagli agosti
silenziosi
e d’inverno,
caldo scuotersi di rami al cuore.
A te fiume, filo ocra attraverso la cruna dei ponti,
a voi rovine dei Cesari,
cupole dei Papi.
A voi tutti,
lascio una fedele coperta di lana.

Racconti di Roma in versi (Ragazzi)

mercoledì 24 giugno 2009

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Ragazzi
di Daniele Colasimone

Correte
veloci, andate,
la notte sovrasta gli ulivi e latra
intorno con occhi di lupo.
Correte,
contate i respiri
nel sonno coperto di freddo,
e sulle lingue intrise di sete,
calerà la pace del buio.
Spezzate dal pianto si piegheranno
le colonne del Foro
ed acque scure verseranno
ai sassi di Roma.
Che tacciano per sempre
le mura del convento,
ed oggi la luna incanti altri cieli.
Chiudete la pagina di questa giornata,
senza fare rumore;
voglio sentire solo la terra
di questo Paese
posarsi sui loro corpi

Racconti di Roma in versi (Il fiume)

lunedì 8 giugno 2009

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Era da tempo che meditavamo di sconfinare dall’arte del racconto a quella della poesia.
Muoviamo finalmente il primo passo pubblicando alcune poesie romane di un autore inedito ma che è subito piaciuto alla nostra redazione: Daniele Colasimone.
Anche in questo caso, ci aspettiamo suggerimenti e spunti dai nostri lettori.
In attesa, chissà, di un corso dedicato proprio al raccontare una città in versi.

L.S.

Il fiume
di Daniele Colasimone

Piove da tre settimane.
Il fiume è andato a spasso per le campagne e le cucine.
Ha provato ad entrare nella sua stanza.
Fingendosi me, ha bussato e teso l’orecchio dolce e liquido
ma lei non ha respirato per non farsi scoprire, perchè credeva che dietro la porta ci fossi io.
Così è scivolato nell’ansa dove riposano le notti più calde di luglio quando intorno si aprono i fiori e certi fogli volano a terra da una scrivania


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